8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia
USA2016: LA MALEDIZIONE DI TECUMSEH e altre chicche
il presidente George W. Bush, il 43.o presidente nella storia degli Stati Uniti, ha definitivamente segnato il tramonto di una tradizione tragicamente mantenutasi per 140 anni, ma già intaccata da Ronald Reagan che, nonostante un gravissimo attentato, era riuscito a sopravvivere al suo doppio mandato. E proprio come Reagan, uno dei suoi modelli, il presidente che vinse la Guerra Fredda (e che fu il boss di suo padre), pure Bush jr è sopravvissuto alla 'maledizione di Tecumseh', malocchio indiano temutissimo e micidiale: non lo hanno ‘steso’ gli attentati, a cominciare dall’attacco all’America dell’11 Settembre 2001, e lo hanno appena sfiorato le scarpe, per altro non letali, lanciategli dal giornalista iracheno Muntazar al Zaidi il 14 dicembre 2008, nel corso della sua ultima missione a Baghdad (al Zaidi venne poi condannato a tre anni di prigione per quel gesto).
Quando il nemico non erano i terroristi ma gli indiani che s’opponevano alla conquista del West (e come dare loro torto), Tecumseh, anche trascritto come Tecumtha o Tekamthi(Stella Cadente, oppure , Puma che balza o Puma in agguato), un capo della tribù degli Shawnee, si impose come uno ‘statista’, forse il più grande, dei nativi americani e formò un'ampia confederazione di tribù che si oppose agli Stati Uniti durante quella che fu chiamata la Guerra di Tecumseh e poi durante la guerra anglo-americana del 1812. Nato intorno al 1768, era cresciuto nel Territorio dell'Ohio nel periodo della guerra d’indipendenza americana.
Suo fratello Tenskwatawa era un leader religioso che sosteneva il ritorno allo stile di vita ancestrale delle tribù. Intorno alla leadership di Tecumseh e alla predicazione di Tenskwatawa, si crearono un largo seguito e una vera e propria confederazione, che, in conflitto coi coloni sulla frontiera, spostò la propria sede verso l'interno del Territorio dell’Ohio, fissandola, nel 1808, nell'attuale Indiana, sul fiume Tippecanoe, in quella che fu chiamata la Città del Profeta.
Tecumseh affrontò quindi il governatore del Territorio dell'Indiana, William Henry Harrison, richiedendo con forza l'annullamento dei trattati d’acquisto di territori indiani, e si mise in viaggio verso le regioni del sud per cercare di ottenere l'adesione al movimento anche delle grandi tribù che vi abitavano.Prima di partire, mise in guardia il fratello dall'attaccare battaglia con gli americani, ma Tenskwatawa non gli diede retta: accettò lo scontro e fu sconfitto nella Battaglia di Tippecanoe.
Durante la guerra del 1812, la confederazione di Tecumseh si schierò a fianco degli inglesi e contribuì alla presa di Fort Detroit. Gli americani, sotto la guida di Harrison, lanciarono però un contrattacco invadendo il Canada e uccidendo Tecumseh il 5 ottobre 1813, nella battaglia del fiume Thames, dalla quale gli inglesi uscirono battuti.
Tecumseh divenne successivamente un eroe della Nazione Indiana, alla cui aurea contribuì l’anatema lanciato in sua memoria da Tenskwatawa: tutti i presidenti eletti in un anno che finisce con zero non sarebbero arrivati a fine mandato..
Il primo a farne le spese fu il comandante che l'aveva sconfitto, quel William Henry Harrison che fu eletto alla Casa Bianca nel 1840. Ma una polmonite lo uccise dopo solo 31 giorni di presidenza –il suo resta il mandato più breve-. Per diventare la prima vittima della maledizione indiana, il generale divenuto presidente ci mise del suo: volle cavalcare in giacchetta dal Campidoglio di Washington alla Casa Bianca in una giornata d'inaugurazione gelida.
Ma Tecumseh non fu soddisfatto: dopo Harrison, altri 6 presidenti 6, tutti eletti in anni che finiscono con zero morirono mentre erano ancora in carica. Abramo Lincoln, eletto la prima volta nel 1860, fu assassinato da un partigiano sudista nel 1865; James Garfield, eletto nel 1880, fu vittima di uno squilibrato l'anno dopo; William McKinley, eletto nel 1900, cadde sotto i colpi di pistola di un anarchico pure l'anno dopo; Warren G. Harding, eletto nel 1920, morì d'infarto nel 1923; Franklin Delano Roosevelt, eletto per un terzo mandato nel 1940, già gravemente malato, fu stroncato da un'emorragia cerebrale nel 1945; infine, John F. Kennedy, eletto nel 1960, fu assassinato a Dallas nel 1963.
Nel 1980, Ronald Reagan fu eletto alla Casa Bianca. Quando, un anno dopo, uno psicopatico attentò alla sua vita, rischiò di divenire l'ottava vittima di Tecumseh. Ma Reagan se la cavò, riconquistò la Casa Bianca nel 1984 e chiuse trionfalmente il suo doppio mandato, vivendo poi fino a 93 anni –spirò nel giugno 2004-. Tra i suoi tanti successi, Reagan poteva anche annoverare l'avere infranto per primo la maledizione del capo indiano, forse placato dalla vita di sette Grandi Capi Bianchi.
ASTERISCHI - John Quincy Adams e George W. Bush sono gli unici figli di presidente ad essere a loro volta giunti alla presidenza degli Stati Uniti. Quincy Adams fece un solo mandato (1825-'29) e non fu rieletto. Lo stesso accadde a Benjamin Harrison, nipote di presidente (il nonno era quel William che resta il più corto presidente nella storia dell'Unione, 31 giorni nel 1841, roba da testa a testa con papa Luciani, Giovanni Paolo I), eletto nel 1888 e bocciato nel 1892. Bush jr, invece , ottenne un secondo mandato, riscattando, in un certo senso, il padre, che dopo il primo quadriennio, e nonostante la vittoria nella Guerra del Golfo del 1991, fu sconfitto nel 1992 da Bill Clinton.
Prima di Bush nel 2000, Adams ed Harrison erano stati gli unici due presidenti eletti senza avere conseguito la maggioranza del voto popolare: parenti stretti e presidenti non legittimati dal popolo, dunque, avevano sempre resistito poco alla Casa Bianca, fino all’arrivo di George W.
Vincere una guerra non basta a garantirsi la rielezione alla Casa Bianca. Perdere l’economia, invece, ti condanna alla sconfitta. George Bush, il 41o presidente, il padre di Bush jr, vinse la Guerra del Golfo del 1991 contro l'Iraq di Saddam Hussein, ma non fu poi rieletto, battuto nel '92 da Bill Clinton. Bush padre aveva, però, contro l'economia, che era in recessione. Bush figlio, invece, s’impantanò in Afghanistan e nell’Iraq, ma, al momento del voto nel 2004, poteva farsi vanto di una ripresa post shock economico da 11 Settembre 2001 che, però, non creò posti di lavoro (l'ultimo presidente a giungere a fine mandato avendone perduti era stato Edgar Hoover, repubblicano, l’uomo del Giovedi Nero, il 24 ottobre 1929, e della Grande Depressione, cui, ovviamente, gli americani negarono la rielezione).
Un cattolico e non più un altro. John Fitzgerald Kennedy, J.F.K. come John Forbes Kerry, era un senatore cattolico democratico che veniva da una ricca famiglia irlandese di Boston: fu eletto nel 1960 e divenne il primo -e finora unico- cattolico alla Casa Bianca. Contrariamente a quel J.F.K., quello candidato nel 2004 non aveva però dalla sua l’ortodossia cattolica perché lo handicappavano un secondo matrimonio e la posizione 'pro scelta' sull’aborto, mentre il suo avversario, il battista George W. Bush, aveva dalla sua compatti e mobilitati i movimenti evangelici.