8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia

 

USA 2016: alla fine rimasero in due Hillary e Donald

 

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NUOVO EBOOK DI GIAMPIERO GRAMAGLIA

 

Il 45° presidente degli Stati Uniti, il successore di Barack Obama, sarà scelto l’8 novembre 2016, dopo una campagna di almeno dieci mesi, che passa attraverso le primarie, apertesi il 1° febbraio e tuttora in corso; le convention a luglio dei due maggiori partiti con le nomination dei loro candidati; e infine il testa a testa e i dibattiti tv degli ultimi 60 giorni.

In realtà, però, la campagna è cominciata molto tempo prima, subito dopo le elezioni di ‘midterm’ del novembre 2014. Questo ebook è una selezione e una sintesi dei post pubblicati in oltre due anni sul sito www.GpNewsUsa2016.eu, che, dal 10 febbraio 2014, scandisce i mille giorni di avvicinamento all’Election Day, lungo il percorso di quello che resta il più grande spettacolo politico mondiale.

Un po’ manuale e un po’ cronaca, ‘Usa 2016: e alla fine rimasero in due Hillary e Donald’ spiega come avviene l’elezione di un presidente degli Stati Uniti, introduce personaggi e protagonisti, fa conoscere chi è sceso in campo e chi no, segna le tappe della corsa; e offre uno strumento per meglio comprendere che cosa avverrà di qui all’8 Novembre.

Il piano dell’opera completo prevede l’uscita, a fine luglio, di un volume e di un ebook che chiudano il percorso delle primarie e delle convention e presentino gli ultimi decisivi cento giorni della sfida elettorale: e, quindi, intorno al 10 novembre, l’uscita di un altro volume e di un ebook con i risultati delle elezioni e le prospettive della nuova presidenza degli Stati Uniti.

L’ebook è stato realizzato con la collaborazione di Gabriele Rosana, laureato in giurisprudenza alla Luiss di Roma e allievo del Collegio universitario dei Cavalieri del Lavoro. Giornalista pubblicista, Rosana è assistente alla comunicazione dell’Istituto Affari Internazionali, di cui Gramaglia è responsabile.

Il sito www.GpNewsUsa2016.eu s’avvale invece della collaborazione tecnica dello Studio Ahmpla.

 

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Feeling the Bern: i discorsi di Sanders per rivoluzionare gli States

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“Quando è troppo è troppo”
Feeling the Bern: i discorsi di Sanders per rivoluzionare gli States
Gabriele Rosana

Burlington, Vermont, 1981. Dieci elettori fanno la differenza - 4330 contro 4320 – e decidono il nuovo sindaco della città, l’attivista pacifista e di sinistra Bernie Sanders.

“Se quei dieci cittadini non si fossero allora presentati alle urne, probabilmente oggi Bernie non sarebbe candidato alle presidenziali!”, ha cominciato a scandire Jane O’Meara Sanders, aspirante first lady degli Stati Uniti: “Ogni voto conta”. Soprattutto se per il canuto, scapigliato e fieramente socialdemocratico consorte, l’unico sfidante dell’armata Hillary alle primarie democratiche.

Fiero esponente di una consorteria – quella socialisteggiante - che negli Usa è come dire riserva protetta, il senatore del Vermont ha scaldato i cuori delle frange più a sinistra del partito e di quanti giocherebbero a freccette con i grandi nomi di Wall Street ma - paradosso dei paradossi - non riesce ad esercitare il suo appeal sulle minoranze (afroamericani su tutti), lui che pure della vocazione minoritaria è un indiscusso campione.

Nonostante l’anagrafe non sia esattamente dalla sua, Sanders e la sua campagna elettorale sono, fra i dem, la più dirompente novità di una stagione di primarie che sarebbe altrimenti stata dominata dal ritorno dell’inevitabile Clinton. La strada per la Casa Bianca è (per restare in tema) piuttosto utopica, e Bernie probabilmente non diventerà il primo presidente ebreo degli Stati Uniti, ma la sua candidatura dai toni forti e i tratti a volte populisti sta ottenendo l’effetto di entusiasmare tanti elettori altrimenti scettici nei confronti della politica, anche lontano dagli States.
 
Anche in Italia, dove l’editore Castelvecchi ha appena dato alle stampe un volumetto curato da Rosa Fioravante che ripercorre alcuni dei discorsi più significativi del senatore liberal, insistendo sui temi più cari all’agenda Sanders, “dalla parte de giovani, dei disoccupati, dei lavoratori, della classe media impoverita dalla crisi” e contro le oligarchie economico-finanziarie, perché “questa grande nazione e il suo governo appartengono a tutte le persone, e non a una manciata di miliardari”, con i loro contorni di super-Pacs e lobbisti (Sanders è stato il primo candidato nella storia delle presidenziali Usa a rifiutare i finanziamenti dei grandi donatori, in massa coagulatisi attorno alla sua competitor).

Si parte con “Una rivoluzione politica”, il discorso con cui, nel maggio 2015 – a stretto giro dopo la Clinton – dalla sua Burlington Bernie Sanders annunciò la propria candidatura alla nomination democratica, con toni messianici e turboprogressisti: “Quella che inizia oggi è una rivoluzione politica per trasformare l’economia, la società e la coscienza ecologica degli Stati Uniti d’America. Un messaggio deve risuonare forte: quando è troppo è troppo!”.
 
Si prosegue quindi con pezzi da collezione: discorsi pronunciati al Senato (dove siede come indipendente affiliato ai democratici), dai cui banchi ha più volte serrato i ranghi del fronte che lotta contro le disuguaglianze. Come nel dicembre 2010, quando si rese protagonista di uno dei più noti casi di filibustering parlamentare degli ultimi anni, pronunciando un discorso di più di otto ore contro l’accordo fra il presidente Barack Obama e la leadership repubblicana per estendere gli sgravi fiscali voluti dall’amministrazione Bush. Intervento che rientra oggi nella selezione di Rosa Fioravante e in cui Sanders proclama di essere “dalla parte del 99%” (degli statunitensi) e lancia i suoi strali contro “i grandi capitali che comprano e vendono i politici”.

Ricostruito il Sanders-pensiero, il volume indugia sui comizi che hanno fin qui dato carattere alla campagna elettorale del democratico eretico: da quello in cui spiega agli studenti della Georgetown di Washington cos’è il socialismo – rifacendosi alle riforme di Franklin Delano Roosevelt per combattere anche oggi “cinismo, paura e disperazione” – sino al trionfalistico discorso per celebrare la prima (e a valanga) vittoria in New Hampshire.

Bernie Sanders, Quando è troppo è troppo!, a cura di Rosa Fioravante, Castelvecchi editore, febbraio 2016,183 pp., 15 €

Gli States al voto e le virtù per entrare alla Casa Bianca

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Le urne sono e saranno roventi da Denver a Dallas, da Sacramento a Indianapolis, da Seattle a Miami. Ma non c’è solo il presidente degli Stati Uniti d’America in ballo, nel voto che i cittadini a stelle strisce esprimeranno il prossimo novembre, come già nella lotta interna a democratici e repubblicani nell’ora incerta delle primarie.

Di più: dai seggi sparsi in lungo e in largo nella home of the braves verrà fuori “un leader universale, un decisore globale, un visionario mondiale; un presidente che determinerà il destino della razza umana”. Parole dalle tinte nitide e dalla portata travolgente quelle che usa Emilio Iodice nel tracciare il ritratto dell’inquilino della Casa Bianca di ogni tempo, e ancor più di quello che esprimerà il 2016, “che segnerà il futuro degli Stati Uniti e del mondo intero per tutto il resto del XXI secolo”.

Iodice, diplomatico, storico e scrittore, oggi docente universitario (guida il campus romano della Loyola University di Chicago), ha da poco dato alle stampe (in inglese) il volume “2016 Selecting the President: the most important decision you will ever make” (Create Space, Independent Publishing Platform, Lrg edition, December 2015, 338 pagine): non un endorsement a l’uno o l’altro dei candidati in campo ma una rassegna “delle qualità che dovremo aspettarci dal presidente degli States, perché egli possa davvero essere leader di un mondo libero che si sforza di fornire opportunità per tutti, in una cornice di libertà”.

Scrive Iodice nella prefazione al suo testo che “se guidati dalla giusta leadership, possiamo provare a risolvere quei grossi problemi che hanno un impatto sulle nostre vite e sulla terra”. Nello Studio Ovale non entrano santi, insiste Iodice nel presentare le virtù che gli statunitensi dovranno selezionare nel loro prossimo Commander in Chief (correttezza, autonomia, equità e raziocinio), ma “non è tollerabile che canaglie croniche controllino l’apparato burocratico del più potente Paese del mondo. Gli americani non sono chiamati ad eleggere solo un presidente, ma un intero governo”, dal momento che toccherà all’inquilino della Casa Banca scegliere e nominare migliaia di funzionari, i quali “dovranno riflettere quelle stesse qualità degli elettori che li hanno (mediatamente, ndr) voluti”.

Ancor più che nelle elezioni che hanno per due volte incoronato Barack Obama, nel voto del 2016 indiscutibile centralità avranno i social media, “piattaforma che consente a tutte le classi sociali di comunicare, dibattere e sfogare i loro sentimenti dal basso verso l’alto, in modo tale che l’establishment intenda di cosa l’elettorato ha bisogno” a questo tornante della storia. Feeling the Bern, ma cum juicio!

Ogni scambio, discussione, dibattito in ogni forma è più che benvenuto, insiste Iodice, “finché non saremo certi di aver selezionato il migliore e più brillante per divenire presidente degli Stati Uniti”.


Emilio Iodice, 2016 Selecting the President: the most important decision you will ever make, Create Space, Independent Publishing Platform, Lrg edition, December 2015, 338 pp.

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