8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia
Mentre i candidati repubblicani diventano una falange e si fanno la guerra fra di loro, Hillary Clinton resta praticamente senza avversari in campo democratico, dove nessuno s’è finora venuto ad aggiungere al senatore Bernie Sanders, 73 anni, e all’ex governatore Martin O’Malley, 52 anni, che paiono entrambi, per motivi diversi, non in grado di impensierirla nelle primarie. La Clinton continua a condurre una campagna con poca fanfara e molto lavoro sotto-traccia e, intanto, rimpingua le sue casse, in cui sarebbero già finiti 46 milioni di dollari (il 60% delle donazioni vengono da donne). La battistrada democratica interviene, tuttavia, su tutti i fronti dell’attualità nazionale e internazionale: partecipa, con Obama -e si trova d’accordo pure con Jeb Bush- a una polemica contro una ‘revisione’ della ricetta del guacamole proposta dal New York Times; polemizza con Donald Trump, un “amico” che sull’immigrazione l’ha “molto delusa”; soprattutto, prende le distanze da Obama in politica estera, perché con il presidente russo Vladimir Putin –dice- “dobbiamo essere più astuti” (sottinteso: cercare meno il confronto aperto), con la Cina dobbiamo essere “vigili” (sottinteso: fare meno i tappetini). Sull’accordo con l’Iran sul , Hillary cerca una sua via, senza schierarsi contro, ma senza avallarlo a pieno (con un occhio di attenzione a Israele, di cui condivide il timore che Teheran manterrà un atteggiamento aggressivo): l’intesa –dice- è “un passo importante”, ma lei da presidenre si terrà pronta a usare la forza per impedire all’Iran di avere la bomba. Ma, ovviamente, il bersaglio maggiore di Hillary resta il suo più probabile avversario repubblicano, Jeb Bush, con cui polemizza –in vita sua, dice, “Jeb non ha incontrato molti lavoratori”-, mentre annuncia che l’aumento dei salari sarà la missione della sua presidenza. (fonti varie – gp)