8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia

 

Democratici: Hillary sul podio che scotta del dibattito

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Hillary contro se stessa, sul palco che scotta del dibattito fra i candidati democratici, che la Cnn manda in diretta in prima serata (in Italia, saranno le 02.30 del mattino): nessuna donna è mai stata così vicina a diventare la candidata alla Casa Bianca di uno dei due maggiori partiti statunitensi, ma lei c’è già passata nel 2008 e allora finì male. La paura che la storia si ripeta c’è: l’ex first lady, ex senatrice dello Stato di New York, ex segretario di Stato deve riuscire a sconfiggerla, dando l’impressione agli americani di potere reggere la pressione (e, magari, scrollandosi un po’ di dosso quella patina d’antipatia che l’accompagna).

Rispetto a otto anni or sono, la differenza –e non è da poco- è che il suo avversario non è Barack Obama. Anzi, il presidente Obama, nelle ultime ore, s’è quasi schierato con lei, alleggerendo il suo fardello nello scandalo ‘emailgate’ (l’avere usato l’account privato quand’era segretario di Stato fu “un errore”, ma “non compromise la sicurezza nazionale”). E, già che c’era, il presidente ha categoricamente ‘silurato’ il battistrada dei repubblicani per la nomination, Donald Trump, magnate dell’immobiliare e showman: “Non mi succederà alla Casa Bianca”.

L'avversario di Hillary sul palco è molto meno temibile che nel 2008: Bernie Sanders, senatore del Vermont, indipendente e ‘socialista’ per sua stessa definizione, è meno giovane di lei (74 anni contro 68) ed è molto più ‘liberal’ di lei. L’establishment democratico è terrorizzato dall’idea che possa ottenere la nomination: lo ‘scenario McGovern’, il candidato di sinistra che nel 1972 subì una batosta storica da Richard Nixon, vincendo solo in due Stati su 50, sarebbe dietro l’angolo.

Con lui, che adesso beneficia dell’effetto curiosità, Hillary dovrebbe spuntarla. Ma un rivale sulla carta più insidioso non sale sul palco del dibattito, anche se la Cnn, che lo ha invitato, gli tiene pronto –si dice- un podio per un ingresso a sorpresa: il vice-presidente Joe Biden, che deve ancora decidere se candidarsi o meno (lo farà, forse, nel fine settimana, che trascorrerà in famiglia a Wilmington, nel Delaware, di cui è stato per decenni senatore).

Neppure se Hillary ‘fora’ per strada, o inciampa, Sanders ha una chance, anche se finora sta facendo meglio di Obama nel 2008, secondo la stampa Usa. Biden è l’ ‘usato sicuro’ cui il partito democratico potrebbe affidarsi: una carta potenzialmente vincente, soprattutto se i repubblicani dovessero puntare su quel ‘cavallo pazzo’ che è Trump.

A confronto con il 2008, Hillary ha più carte da giocare: l’esperienza di vari incarichi, l’essere donna, ma anche l’essere nonna -di Charlotte, la figlia di Chelsea-. Nelle ore che hanno preceduto il dibattito, ha festeggiato, domenica, i 40 anni di matrimonio con Bill e ha pure partecipato a un picchetto dei sindacati davanti all’Hotel di Trump a Las Vegas.

Ma scandali e scheletri nell’armadio sono sempre in agguato, per una che ha un passato così denso come il suo: in un’intervista radiofonica, è rispuntata fuori un’amante di Bill di prima della presidenza, Gennifer Flowers, contestando all’ex first lady il diritto di dirsi ‘dalla parte delle donne’.
C’è però pure chi l’appoggia e la sostiene: Warren Buffett, il miliardario democratico, è sicuro che sarà presidente, un po’ anche grazie ai suoi soldi. E le casse di Hillary sono finora le più pingui della campagna presidenziale: i soldi non sono voti, ma spesso lo diventano.

Il dibattito di Las Vegas rischia di essere poco vivace perché la Clinton, Sanders e i loro tre ‘sparring partners’, gli ex governatori Lincoln Chafee e Martin O’ Malley e l’ex senatore Jim Webb saranno spesso concordi: ad esempio, diranno certo sì al controllo sulla vendita delle armi, come chiede Obama.

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