Il sorpasso di Carson su Trump è il fatto nuovo nel campo repubblicano, nell’imminenza del dibattito televisivo di questa sera da Boulder, Colorado, fra gli aspiranti alla nomination. Il confronto è il terzo della serie, dopo quelli da Cleveland, Ohio, in agosto e di Simi Valley, California, in settembre.
Anche Boulder è un bastione repubblicano. Il dibattito andrà in onda sulla Cnbc dal Coors Event Center dell’Università del Colorado, e sarà moderato da tre giornalisti della rete, John Harwood, Becky Quick e Carl Quintanilla, così da soddisfare la diversità di genere e di etnia. Fuori, ci saranno manifestazioni di immigrati, sindacati ed ecologisti anti-trivellazioni.
Fra i democratici, le ultime settimane hanno cementato la leadership di Hillary, ormai quasi blindata. Fra i repubblicani, la corsa è apertissima, anche se Ben Carson e Donald Trump hanno un vantaggio molto netto nella media dei sondaggi nazionali sugli altri 13 aspiranti alla nomination, nessuno dei quali va in doppia cifra: secondo la media dei sondaggi disponibili, i senatori Marco Rubio, Florida, e Ted Cruz, Texas, entrambi ispanici, sono al 10%; l’ex governatore della Florida Jeb Bush è all’8%; e l’ex ceo di Hp Carly Fiorina al 6%.
Il fatto nuovo delle ultime ore è stato un rilevamento Cbs/NYT, per il quale Carson supera Trump per la prima volta su scala nazionale, 26% contro il 22%. Era da giugno che l’imprenditore miliardario faceva la corsa in testa. Dietro vengono Rubio all’8%, davanti a Bush e alla Fiorina al 7%. Il sorpasso di Carson su trump s’era già delineato ieri, ma solo nello Iowa, lo Stato che, il 1° febbraio, inaugurerà la stagione delle primarie.
Rem Rieder, su USAToday, scrive che Carson e Trump s’erano fin qui comportati come se avessero un patto di non aggressione. Ma ora il magnate dell’immobiliare “s’è tolto i guanti” e l’ex neuro-chirurgo nero dai modi educati s’è adeguato: c’è attesa per vedere come i due, che saranno al centro dello schieramento, si affronteranno.
Nelle ultime sortite, Carson e Trump si sono punzecchiati. E Trump ha pure posto domande sulla religione di Carson, che è un avventista del settimo giorno, denunciandone la “debolezza” sul fronte dell’immigrazione e la scarsa energia. Accusa che da sempre accompagna, nella narrativa di Trump, ma pure in quella dei media, la campagna di Jeb, che arriva, però, al dibattito rivitalizzato da due giorni di lavori a porte chiuse a Houston.
Il conclave dei ‘bushiani’, un rito trimestrale, doveva rilanciare la corsa di Jeb e rinvigorire la fiducia nei donatori: erano presenti il padre George e il fratelli George W., entrambi ex presidenti; le ex first ladies Barbara e Laura; e Colomba, la moglie ispanica del candidato. Rebecca Elliott sullo Houston Chronicle ricava dall’evento testimonianze ottimistiche, ma un po’ di maniera.
Il dibattito di Boulder dirà pure se Rubio continuerà ad attaccare Trump e se può essere lui la carta di riserva dell’establishment del partito se Jeb non riesce davvero a decollare. E potrebbe fornire qualche indicazione sulla Fiorina, un oggetto misterioso, la cui campagna sembrava lanciata dal secondo dibattito, dove aveva tenuto testa al maschilista Trump. Ma l’ex ceo è poi sparita dalla scena e s’è di nuovo lasciata assorbire dal gruppo anonimo degli altri aspiranti.
Da cui non è mai uscito finora un altro potenziale protagonista, Chris Christie, governatore del New Jersey –questa, finora, non è stata la campagna dei governatori-. (gp)