8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia

 

Repubblicani: dibattito 4, fuoco di fila su Hillary

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Gli assenti hanno sempre torto. E così Hillary Clinton, che ovviamente non c’era, è stata sul banco degli accusati dall’inizio alla fine, finendo, però, con l’essere l’assoluta protagonista del dibattito televisivo –il quarto della serie- fra i candidati alla nomination repubblicana per Usa 2016: sul palco di Milwaukee, nel Wisconsin, e sugli schermi della Fox, gli aspiranti repubblicani hanno attaccato il presidente Obama e, quindi, Hillary, ormai quasi certa della nomination democratica e intenzionata, se sarà eletta, a portare avanti molte scelte dell’attuale presidente.

L’ex first lady non è rimasta passiva e ha replicato, via twitter, in tempo reale, all’offensiva dei conservatori. Quando i due battistrada della corsa repubblicana, Donald Trump e Ben Carson, due campioni dell’anti-politica, hanno detto no al salario minimo, ad esempio, Hillary ha fatto sapere: “Sul salario minimo, è scontro”. E, alla fine, ha ironizzato sull’intero dibattito: “idee zero”.

La principale novità organizzativa è stata che, sul palco di Milwaukee, c’erano solo otto candidati (e non 10, come fin ora accaduto): gli altri sette, scremati in base alla media dei sondaggi, sono stati relegati a un evento secondario. Oltre a Trump e a Carson, l’unico nero, c’erano i senatori Marco Rubio, Ted Cruz e Rand Paul, l'ex governatore della Florida Jeb Bush, l'ex ceo di Hp Carly Fiorina, l’unica donna, e il governatore dell'Ohio, John Kasich. Retrocessi, rispetto ai precedenti dibattiti, il governatore del New Jersey Chris Christie e l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee. Non ci sono state, o almeno non sono emerse, polemiche con i conduttori, fra cui la celebre anchorwoman Maria Bartiromo.

S’è parlato di economia e di Obamacare, ma anche di immigrazione e di politica estera. E Carson ha cercato d’annacquare le recenti polemiche sui suoi trascorsi studenteschi, ringraziando ironicamente i conduttori “per non chiedermi delle elementari”. Bush, che continua a non fare breccia nel sondaggi, ha detto che, senza le norme volute dal presidente Obama, il pil crescerà del 4%; e la Fiorina, che in vita sua ha sconfitto un cancro, ha ribadito d’essere contraria alla riforma sanitaria dell’amministrazione democratica, l’Obamacare.

Rubio, sul cui duello con Bush sono puntati gli occhi dell’apparato del partito, ha affermato che la sua sfida con Hillary sarebbe “una scelta generazionale”. E anche Christie, che partiva stavolta dalle retrovie, ha attaccato l’ex first lady: “Con lei, il debito crescerebbe a dismisura”. Per Trump, Hillary è stata “il peggiore segretario di Stato nella storia dell’Unione”. Per Bush, “abbiamo bisogno di un comandante in capo”, come a dire che Obama non lo è e che Hillary non lo sarebbe. Cruz ha affermato che i repubblicani non sono “il partito dei ricchi” (“è una grande bugia”) e ha sostenuto di avere il piano per le tasse migliore.

Nel complesso, Trump è parso di nuovo pimpante, dopo un passaggio a vuoto nel terzo dibattito, e Bush ha dato segni di vitalità. Gli aspiranti alla nomination si sono anche beccati l’un l’altro, come quando Trump ha rimbrottato la Fiorina (“Perché devi sempre interrompere tutti?”), e si sono scontrati sull’immigrazione, dove Trump ha ribadito l’idea del muro lungo il confine con il Messico (“Se non credete ai muri, chiedete a Israele”), ha detto, mentre Bush ha preso le distanze dallo showman, dicendosi contrario alla deportazione di 11 milioni di immigrati illegali (e Hillary, in un tweet, ha definito la deportazione “un’assurdità”). Trump ha bocciato l’accordo trans-pacifico di libero scambio (“è pessimo”) e ha accusato la Cina di manipolare le valute. Rubio se l’è presa con Putin: “un gangster, una figura del crimine organizzato”.

Impossibile ancora dire come il dibattito sia stato percepito dall’opinione pubblica. Sabato sera, tocca ai democratici: ma lì, la compagnia è ridotta –solo tre i candidati- e la scelta è quasi fatta. (fonti vv - gp)

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