8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia
Non è mai giusto che una bimba di due anni muoia. Ma l’uccisione di Calvinyanna Sanders, avvenuta ieri a La Grange, nei pressi di Atlanta, in Georgia, mentre il presidente Obama s’apprestava a dare un giro di vite ai controlli sulle vendite di armi, suona come monito a chi s’oppone al provvedimento: Calvinyanna è stata colpita al petto in modo letale da un altro piccolo di tre anni, che aveva trovato una pistola lasciata – pare - incustodita. Nella casa, c’erano pure due donne adulte e altri due bambini, di 10 e un anno.
Utilizzando lo strumento degli ‘executive orders’, l’equivalente americano dei nostri decreti legge, Obama smette di fare a braccio di ferro con un Congresso a maggioranza repubblicana e "ostaggio delle lobby delle armi" – parole sue - e passa all’azione.
Aleatorio sostenere che stragi come quella di San Bernardino o incidenti come quello di La Grange sarebbero stati evitati, se i provvedimenti ora adottati fossero già stati in vigore. E difficile pure prevederne l’efficacia, perché l’esercito, anzi il reggimento, anzi il battaglioncino di 430 funzionari in più – 230 per l’Fbi e 200 per l’Atf, l’agenzia che si occupa di alcol, tabacco e armi da fuoco - addetti ai controlli su chi acquista armi appaiono misura sostanzialmente modesta. Ma è comunque qualcosa: meglio di niente, il 50% in più degli esaminatori di cui l’Fbi oggi dispone.
Con un tweet, il presidente dice: "Dobbiamo fare qualcosa per sventare l’impatto del fallimento del Congresso ed evitare ciò che accade ora, che 30.000 americani muoiono ogni anno in incidenti con armi da fuoco", dieci volte di più delle vittime degli attacchi terroristici dell’11 Settembre 2001. Ma il tema non fa l’unanimità ed è già divenuto argomento di campagna elettorale: Hillary Clinton, quasi certamente la candidata democratica alla Casa Bianca, molto impegnata sul fronte anti-armi, è “orgogliosa” delle misure di Obama; Donald Trump, il battistrada repubblicano, promette, invece, di abrogarle, se sarà mai eletto.
Intanto, l’attesa degli ‘executive orders’ ha fatto impennare le vendite di armi negli Usa a dicembre: quello dopo la strage di San Bernardino, il 30 novembre, è stato il mese record da vent’anni in qua, stando a dati federali citati dal New York Times. E con le vendite vanno su i titoli dei produttori: Smith & Wesson più 12,03%. Sturm Ruger più 7,49%, perché ci si attende una corsa agli acquisti, prima che le nuove norme divengano operative.
L’Amministrazione assicura che i provvedimenti sono prerogativa del presidente e "sono in linea con il secondo emendamento della Costituzione”, che risale al 1791 e su cui poggia il diritto degli americani ad avere un’arma. Le nuove misure prevedono un ampliamento della lista delle persone cui è vietato acquistare armi – ci saranno i pregiudicati per delitti contro la persona – e introducono l’obbligo per i venditori di armi a registrarsi ottenendo licenze federali e a contribuire ai controlli segnalando i clienti sospetti. Saranno obbligatorie verifiche preliminari prima di consentire l’acquisto di armi, anche su internet; ci saranno più controlli sulle cessioni di armi tra familiari.
Il presidente chiede al Congresso di finanziare ricerche per affrontare il problema anche dal punto di vista della salute mentale e vuole stimolare tecnologie per la sicurezza delle armi.
All'inizio dell’ultimo anno del suo mandato, Obama passa all’azione sul tema che gli ha causato, per sua ammissione, le maggiori frustrazioni. Ma dovrà ancora fare i conti con il Congresso dove Paul Ryan, speaker della Camera, lo accusa di volere limitare il diritto "fondamentale" a possedere armi. Critici come Trump quasi tutti i candidati alla nomination repubblicana. E la National Rifle Association, la lobby dei produttori, che finanzia indifferentemente repubblicani o democratici, purché pro armi, è già sul piede di guerra: “Il presidente – sostiene – vuole anteporre la sua volontà a quella del popolo”. (Il Fatto Quotidiano - gp)