8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia

 

Iowa: dai fienili alla Casa Bianca, la via dei 'caucuses'

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Quella dello Iowa è gente solida, quadrata, con le idee chiare, che sa distinguere nei campi il grano dal loglio. Gente come Pamela Saturnia, pastore metodista, che domenica ha fatto una bella predica a Donald Trump, venuto ad assistere in un banco di quinta fila alla funzione festiva nella sua chiesa di Muscataine. Che fosse lì per calcolo o per fede, Trump s’è dovuto sorbire un sermone, che suonava rampogna, sui valori cristiani dell'accoglienza verso il prossimo tuo, rifugiati o immigrati clandestini messicani che siano.

 

Il magnate dell’immobiliare, presbiteriano, era alla First Presbyterian Church. Il pastore, una donna bianca, tarchiata, i capelli ricci, ha fatto la sua omelia sul tema dell'immigrazione, uno dei preferiti del candidato alla nomination repubblicana. E ha citato i rifugiati siriani, cui Trump vuole vietare l'ingresso perché tutti potenziali terroristi, e i migranti messicani, che Trump vuole rispedire a casa, se sono negli Usa irregolarmente.

 

D’inverno, nello Iowa la terra è dura, compatta, gelata, coperta a perdita d’occhio dalla neve: ora, dopo la tempesta dello scorso fine settimana, ce n’è un sacco. Lunedì 1° febbraio, qui s’inaugura, come avviene dal 1972, la stagione delle primarie, per designare i delegati che alle convention di luglio daranno la formale investitura ai candidati democratico e repubblicano alla Casa Bianca: si vota, come altrove, con il sistema dei caucuses, assemblee di partito organizzate spesso nei fienili, che spiccano tozzi nella campagna piatta accanto alle case degli agricoltori, ma anche nelle scuole, nelle librerie, nelle chiese o nelle palestre.

 

Grande quasi come mezza Italia (145mila kmq), una pianura uniforme con poco più di tre milioni d’abitanti, inizialmente francese –Des Moines, la capitale, 200 mila abitanti, sarebbe ‘dei monaci’-, poi venduto nel 1803 da Napoleone con tutta la Louisiana agli Stati Uniti, lo Iowa prende il nome da una tribù di Sioux che vi abitarono fino al 1836, quando, fatto un accordo con i ‘lunghi coltelli’, si trasferirono in Oklahoma. Qui, a Winterset, nacque John Wayne; qui, ci sono i ponti di Madison County; e qui c’è una forte comunità d’origine tedesca o scandinava, caratteri un po’ rudi e chiusi.

Bianchi e protestanti in grande maggioranza: neri ce ne sono relativamente pochi, musulmani meno.

 

I caucuses si svolgono con riti diversi, a seconda del partito e degli Stati. Nello Iowa, se ne tiene uno per partito in tutte le 1681 circoscrizioni elettorali, designando i delegati alle convention di ciascuna delle 99 contee. Che, a loro volta, scelgono i delegati alla convention statale, che nomina quelli alla convention nazionale: circa l’1 per cento del totale appena.

 

Solo gli elettori registrati per l’uno o l’altro partito possono votare. Ma come osservatori sono pure ammessi indipendenti e giornalisti. Fra i repubblicani, il voto è segreto: spesso si mette un foglietto con il nome del prescelto in un cappello che gira per l’assemblea-, I democratici, invece, votano ‘pedibus calcantibus’, come facevano i senatori romani: nell’area dell’assemblea, si creano crocchi, per l’uno o per l’altro candidato; poi, c’è tempo mezz’ora per convincere gli indecisi o indurre qualcuno a cambiare scelta; e, alla fine, si contano i crocchi.

 

Dalle assemblee, escono sovente scelte a sorpresa. Chi vince nello Iowa, specie fra i repubblicani, spesso poi non ottiene la nomination: se nel 2000 vinse George W. Bush, nel 2008 fu primo l’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee (e John McCain, che poi ebbe la nomination, fu solo quarto); e nel 2012 vinse l’ex senatore della Pennsylvania Rick Santorum (e Mitt Romney arrivò secondo per decimi di punto). Huckabee e Santorum sono in corsa pure quest’anno, ma quasi fuori dai radar dei sondaggi. Fra i democratici, la gente dello Iowa ci azzecca di più: qui vinsero Al Gore nel 2000 e John Kerry nel 2004 e, a sorpresa, Barack Obama nel 2008, iniziando così a costruire l’inattesa vittoria su Hillary Clinton.

 

Quest’anno, l’incertezza è grande in entrambi i campi. La media dei sondaggi fatta dalla Cnn dà Trump è in leggero vantaggio fra i repubblicani, avendo riscavalcato Ted Cruz anche grazie all’ ‘effetto Palin’ (31% a 26%), che lo starebbe spingendo forte nelle ultime ore; Hillary Clinton e Bernie Sanders sono testa a testa fra i democratici (45% a 46%, un dato statisticamente irrilevante). (Il Fatto Quotidiano - gp)

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