8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia
Donald Trump non ha di certo il rovello che assillava un adolescenziale Nanni Moretti, “Mi si nota di più se ci vado’, o se non ci vado?”. Lui, che ci sia o non ci sia, è comunque il più notato: anche perché chi c’è fa di tutto per farne sentire la mancanza, o facendogli il verso o annoiando. Facciamo un esempio: giovedì sera, a Des Moines, nell’ultimo dibattito in diretta televisiva fra gli aspiranti alla nomination repubblicana prima dell’inizio delle primarie con le assemblee nello Iowa lunedì 1° febbraio, Trump, uno che le spara grosse, non c’era. Eppure, le balle non sono mancate e l’Ap fa puntuale le pulci alle inesattezze che i rivali dello showman hanno sfoderato, apparendo a loro agio solo quando parlavano – male - di lui, dell’assente.
Se è vero, come dice Ben Carson, guru dell’ovvio, che non occorre essere politici per dire la verità, non è altrettanto vero che basta esserlo per dirla. Orfani dello showman, i suoi rivali hanno perso l’occasione di mostrare di brillare di luce propria invece che di luce riflessa. Niente Magnifici Sette: su quel palco, c’erano Sette Nani. Resta da vedere se Megyn Kelly, moderatrice del dibattito, era Biancaneve o la Regina cattiva. Anche se bisogna ammettere che era difficile ignorare "l'elefante che non è nella stanza", come ha detto la stessa Kelly, la ‘colpevole’ della decisione del magnate dell’immobiliare di boicottare l’evento (la giornalista della Fox News è rea di avergli posto domande scomode nel primo dibattito l’agosto scorso).
Niente Trump, dunque, ma tante frottole lo stesso: il senatore del Texas Ted Cruz ha ‘dato i numeri’ sull’assistenza sanitaria; lo stesso Cruz e il senatore della Florida Marco Rubio hanno accusato il presidente Obama di avere ridotto l’apparato militare degli Stati Uniti e di non armare i curdi in Siria –affermazioni entrambe false-; Cruz ha evocato “bombardamenti a tappeto” contro il sedicente Stato islamico, confondendo gli strumenti della Seconda Guerra Mondiale con quelli moderni; Rubio e Cruz hanno confuso le carte sull’immigrazione irregolare; e il governatore del New Jersey Chris Christie ha detto che la paga degli edili è diminuita negli ultimi otto anni, mentre è aumentata d’almeno il 15%.
Poco male. A parte l’Ap, se ne sono accorti in pochi, perché gli spettatori non sono stati numerosi. E i media seguivano Trump che arringava i reduci adunati sotto il suo podio, non lontano dal luogo del dibattito. (gp)
Leader evangelico appoggia Trump, ‘dà buca’ a Cruz - Trump ha incassato l’endorsement d’uno dei più seguiti leader evangelici americani, Jerry Falwell. E' uno smacco per il senatore del Texas Ted Cruz, che contende a Trump la fetta dell’elettorato religioso conservatore (significativa anche nello Iowa). "E' un imprenditore di successo, un padre meraviglioso e un uomo che può guidare il nostro Paese verso una nuova grandezza", ha detto Falwell, citato dallo staff di Trump. (Ansa)
Anti-abortisti contro Trump, “Non votatelo” - "Votate chiunque, tranne Donald Trump": così, gli anti-abortisti scendono in campo contro il magnate dell’immobiliare che in passato s’era detto ‘Pro choice’, cioè a favore del diritto di scelta della donna, prima di trasferirsi nel 2011 nel campo ‘pro life’, cioè a favore del diritto alla vita. In una lettera agli elettori dell'Iowa, gli anti-abortisti invitano a non votare Trump perché "non ci si può' fidare di lui", riferisce Politico. (Politico)
Trump, “Io come Reagan, con l’età più conservatore” - Replicando alle critiche che gli arrivano dallo stesso partito repubblicano, soprattutto da chi non lo considera un "conservatore coerente" e l’accusa di avere cambiato idea su molte questioni, Trump, in un’intervista alla Cbs, s’è paragonato a Ronald Reagan: "Lui era un liberal, non un conservatore. Poi le sue posizioni si sono evolute e sono divenute sempre più conservatrici. E fu un grande presidente … Allo stesso modo, alcune mie posizioni si sono evolute nel tempo". (Cbs)
Cnn fa inchiesta, 'Perché voto Trump' – Il ‘popolo di Trump’ sono uomini e donne, in gran parte bianchi, che hanno paura: frustrati dall'operato del primo presidente nero Usa, sentono il loro posto minacciato da immigrati e minoranze, hanno nostalgia di un’America che non ritengono appartenga al passato. E Donald lo showman risponde alle loro ansie. La Cnn ha intervistato 150 persone in 31 città in tutta l’Unione, sondando un fenomeno senza precedenti nella politica moderna americana: studenti, pensionati o veterani; sono lavoratori dipendenti o gestiscono piccole imprese; in passato, hanno votato per Mitt Romney o per Barack Obama, ma hanno pure partecipato al Tea Party. Piace, di Trump, l’essere 'senza peli sulla lingua', verso la politica e l’establishment del partito: quello stile dà la certezza che immigrati illegali, politici corrotti, criminali e terroristi non la faranno franca; mentre i successi come imprenditore sono una garanzia per l'economia dell’Unione. (Ansa)