8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia
Sono state al curaro le ultime battute della campagna repubblicana nel New Hampshire, dove oggi si svolgono le primarie fra gli aspiranti alla nomination democratici e repubblicani: esteso un po’ più della Lombardia –meno di 25mila kq-, ma con nemmeno un milione 400mila abitanti, lo ‘Stato del Granito’, come viene chiamato, designa con il voto 22 delegati democratici e 12 repubblicani alle convention del prossimo luglio – meno di quelli designati la scorsa settimane dalle assemblee nello Iowa, rispettivamente 44 e 30 -.
I sondaggi diffusi nelle 24 ore precedenti il voto confermano i rispettivi vantaggi di Bernie Sanders e Donald Trump, anche se i loro rivali avrebbero un po’ ridotto i loro distacchi: Hillary Clinton è indietro di circa 15 punti (contro i 20 finora attribuitele), mentre il magnate dell’immobiliare è intorno al 30% e doppia i suoi rivali, con Marco Rubio e Ted Cruz al 15 circa – anche John Kasich, Chris Christie e Jeb Bush sarebbero lì vicino -. Le condizioni del tempo, nevoso come spesso qui d’inverno, pongono un’incognita sull’affluenza ai seggi.
Il New Hampshire, nel New England, una delle 13 colonie che fondarono gli Stati Uniti, è profondamente diverso dal rurale Iowa, nel MidWest: il sistema di voto nel New Hampshire è tradizionale e dà risultati più affidabili, in proiezione Casa Bianca, delle assemblee dello Iowa; e, soprattutto, il clima politico qui è liberal quanto quello dello Iowa è conservatore.
Per alcuni repubblicani che devono dimostrarsi ‘vivi, come Bush e Christie, questa può essere l’ultima spiaggia, mentre Trump ‘deve’ prendersi la rivincita sullo Iowa e Cruz e Rubio, invece, possono accontentarsi di galleggiare. E l’esito del voto è anche atteso dal magnate dell’editoria Mike Bloomberg, che deve ancora decidere se scendere o meno in lizza come indipendente: "Penso che il popolo americano si meriti di meglio", ha ieri detto.
Il duello a distanza più acceso della vigilia è quello tra Trump e Bush. In un comizio a Manchester, lo showman ha definito l’ex governatore della Florida “un bambino viziato” e “un imbarazzo per la sua famiglia”, che lo sta aiutando in questa fase – in campo, sono scesi Mamma Barbara e il fratello ex presidente George W-: "Jeb sta avendo una sorta di esaurimento", ha detto Trump. Bush ha subito contrattaccato, definendo Trump un "perdente", un "bugiardo", un "piagnone", “un ipocrita” e “la peggiore scelta per la presidenza", ricordando la sua inclinazione a bistrattare le donne, insultare gli ispanici, ridicolizzare i disabili e chiamare i prigionieri di guerra americani “perdenti”.
La mobilitazione familiare e i toni forti confermano l’impressione che il New Hampshire sia l’ultima spiaggia per la candidatura Bush. L’ex fist lady Barbara ne fa il panegirico nei comizi: “Mio figlio ha tutto quello che serve per essere un buon presidente, è il più buono, il più saggio, non ha paura, è leale, disciplinato, onesto”. George W. in uno spot assicura: “Mio fratello unirà il Paese e saprà mettere insieme il Mondo contro il terrorismo”.
Da registrare pure uno smacco per Sanders, che la American Legio, un’organizzazione di reduci fortemente conservatrice, ha diffidato dall’utilizzare i propri simboli nel materiale elettorale. Poco male – vien da pensare -, perché è difficile che un socio della Legione voti per Sanders, addirittura ‘socialista’. (fonti vv - gp)