8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia
Carly Fiorina, l’ex ceo di Hp, l’unica donna in lizza, e Chris Christie, il governatore del New Jersey, hanno lasciato la corsa alla nomination repubblicana, dopo i risultati deludenti nel New Hampshire, dove hanno ottenuto, rispettivamente, il 4 e il 7% dei suffragi espressi. Gli annunci della Fiorina e di Christie, che formalmente ha solo “sospeso” la sua campagna, sono venuti dopo la conta di tutte le schede. Rick Santorum aveva invece sospeso la sua campagna dopo il voto nello Iowa, dove aveva vinto nel 2012, dando il proprio appoggio a Marco Rubio.
In campo repubblicano, nel New Hampshire Donald Trump ha avuto il 35% dei voti (10 delegati), John Kasich il 16% (4), Ted Cruz il 12% (3), Jeb Bush l’11% (3), Marco Rubio l’11% (3). Nessun delegato è invece andato, oltre che a Christie e alla Fiorina, a Ben Carson, Rand Paul, Jim Gilmore, tutti dal 2% in giù. A questo punto, i candidati alla nomination repubblicana restano 8.
In campo democratico, Bernie Sanders ha avuto il 60% dei voti e 15 delegati, Hillary Clinton il 38% e 9 delegati.
La Fiorina era scesa in campo ad aprile. Inizialmente considerata l’ ‘anti-Clinton’ repubblicana, ha però avuto una sola fiammata nella sua campagna, quando, a settembre, aveva tenuto testa a Trump nel secondo dibattito televisivo fra gli aspiranti alla nomination. Lievitò un po’ nei sondaggi, ma non riuscì mai a ‘sfondare’ e a ottenere con continuità l’attenzione dei media. Il messaggio d’addio alla corsa è stato l’ennesimo attacco a Hillary: un pistolotto sul “vero femminismo” e un invito alle giovani elettrici a “scegliere la leadership” e non il fatto che un candidato sia o meno donna.
Archiviato il New Hampshire, la campagna per la nomination s’è già spostata nei due Stati dove si vota ancora a febbraio: South Carolina (sabato 20 i repubblicani, sabato 27 i democratici) e Nevada (assemblee il 20 per i democratici, il 23 per i repubblicani). Ma i candidati dovranno nel contempo scegliere dove e come fare campagna pure per il Super-Martedì, il 1° marzo, quando si vota in 14 Stati, tra cui alcuni grandi come il Texas – il terzo per popolazione e delegati - e la Virginia.
Sanders, il primo ebreo a vincere una primaria di un grande partito, è già alla ricerca del voto nero, particolarmente importante nella South Carolina –ieri, ha incontrato a New York un leader nero, il reverendo Al Sharpton -, mentre fra i repubblicani è corsa nella corsa fra i tre ‘anti-Trump’ per emergere come candidato dei moderati e dell’establishment: Kasich è galvanizzato dal risultato (“Sono io l’ ‘anti-trump’”), Bush rinvigorito (“I due terzi degli elettori repubblicani sono contro Trump”), Rubio un po’ ammaccato (“colpa mia”, ammette, il risultato al di sotto delle attese). (fonti varie - gp)