8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia
Donald Trump ha decisamente più grane da candidato repubblicano ‘in pectore’ alla Casa Bianca, ormai senza rivali, che da aspirante alla nomination: da mercoledì, cioè da quando i suoi avversari superstiti si sono ritirati, il magnate dell’immobiliare colleziona gaffes con gli ispanici, guai per la sua Università e attacchi dall’antagonista dell’8 Novembre Hillary Clinton – e fin qui è tutto normale -, ma riceve anche critiche dalle figure più rappresentative del suo partito e dal presidente Barack Obama – e questo non è nel copione -. Per di più, neppure la Cia si fiderebbe di lui.
Lo showman non si fa impressionare e replica, ma – cosa per lui inconsueta – non riesce a spostare la palla nel campo avversario e pare costretto sulla difensiva: questione di ore, magari, perché l’inventiva di Trump, cui i media danno una mano amplificandone le trovate, è finora stata l’arma più efficace di questa campagna.
Ieri, il presidente Obama, in conferenza stampa, s’è mostrato "preoccupato” per “l'enfasi dei media sul circo” del magnate: “E’ qualcosa che non possiamo permetterci", mentre è invece “importante” valutarne “seriamente'' le dichiarazioni dello showman.
L’opinione pubblica – dice il presidente - ''dev’essere informata in modo efficace'' sulla corsa in atto alla Casa Bianca e deve sapere se quanto Trump rivendica di avere fatto, ad esempio come imprenditore, è vero, perché "la presidenza non è un reality show".
Quanto alle divisioni e alle diffidenze in campo repubblicano, Obama constata "una chiara divisione all'interno del partito repubblicano”. “Saranno gli elettori – aggiunge - a decidere se Trump parla per loro e rappresenta i loro valori".