Hillary Clinton si proclama vincitrice d’un soffio nel Kentucky, dove votano solo i democratici; Bernie Sanders s’impone bene nell'Oregon, dove Donald Trump, senza rivali fra i repubblicani, ottiene oltre il 60% dei voti. Con i delegati che incassa lì, il magnate dell’immobiliare sale a meno di cento dalla maggioranza assoluta che gli garantirà aritmeticamente la nomination: anche i nove dell’isola di Guam, assegnati inizialmente al senatore Ted Cruz, passano a lui.
La Clinton e Sanders si spartiscono quasi a metà i delegati in palio nei due Stati – tra i 50 e i 60 l’uno -, il che consente all’ex first lady di mantenere il vantaggio sul senatore del Vermont e d’avvicinarsi alla maggioranza assoluta. Ma le primarie nei due Stati molto diversi l’uno dall'altro confermano le difficoltà della campagna di Hillary di fronte al rivale, che non intende mollare fino alla convention, per pesare sulle scelte del partito in vista delle presidenziali dell’8 Novembre.
Sanders, che è più forte di Hillary fra i giovani, i bianchi, le donne, i liberal – lui si dice ‘socialista’ – afferma: “Combatteremo fino all'ultimo voto il 14 giugno – quando le primarie si chiuderanno, con il voto democratico nel Distretto di Columbia, dove sorge Washington - e poi diremo la nostra alla convention”, dice in un comizio a Carson in California – lì, le primarie sono il 7 giugno -.
Le vittorie di Sanders in venti Stati, contro i 24 della Clinton, testimoniano la forza del senatore, ma soprattutto la scarso entusiasmo suscitato nel suo elettorato dell’ex first lady. Trump, che all'inizio aveva uno stuolo di rivali – ben 16 -, s’è già imposto in 30 Stati.
Nel Kentucky, il testa a testa tra Hillary e Sanders è stato talmente serrato che il vincitore non è ancora stato ufficialmente proclamato. Nell'Oregon, dove Trump ha il 60% dei suffragi, il senatore batte l’ex first lady 53% a 47% - anche questo dato non è definitivo -.
L’ultimo sondaggio a livello nazionale, per la Nbc, indica che il vantaggio della Clinton su Trump s’assottiglia: 48% contro 45%. Questi rilevamenti danno risultati non allineati fra di loro, a seconda di chi li conduce, e appaiono, quindi, per il momento, più indicativi che affidabili. Secondo la Nbc, l’ex first lady è nettamente in vantaggio sullo showman fra gli elettori di colore (tre su quattro) e ispanici (due su tre), mentre è dietro fra i bianchi. Tra la Clinton e Trump, una buona maggioranza di donne preferisce l’ex first lady.
Il magnate, ieri, s’è intanto liberato d’un elemento di polemica consegnando alla Commissione elettorale federale, la Fec, la propria dichiarazione dei redditi da 557 milioni di dollari, dicendosi orgoglioso che sia la più cospicua mai presentata alla Fec: lo showman, cioè, sarebbe l’uomo più ricco ad avere mai corso per la Casa Bianca.
Finora, Trump, che afferma che la sua fortuna supera i 10 miliardi di dollari, il doppio di quanto stimato da esperti indipendenti, s’era rifiutato di rendere pubblica la propria dichiarazione – non è un obbligo, ma una prassi consolidata per i candidati alla presidenza -, suscitando interrogativi e polemiche.
Anche Hillary ha consegnato la sua dichiarazione: nel 2015, ha guadagnato oltre 5 milioni di dollari dalla vendita dei suoi libri e 1,5 milioni dai discorsi fatti. (fonti vv – gp)