8 novembre 2016 Election Day: il conto alla rovescia
Ci sono sedicenti guru che, alla vigilia delle elezioni statunitensi, sostengono di sapere chi vincerà. E, in genere, sanno per certo che vincerà il candidato che tutti danno perdente. Helmut Norpoth, scienziato della politica, come amano farsi chiamare lui e i suoi compari, ha creato un modello che a suo dire ci azzecca sempre e che attribuisce a Donald Trump l’87% di possibilità di essere eletto 45° presidente degli Stati Uniti, nonostante tutti i sondaggi diano avanti Hillary Clinton. La stampa Usa dà spazio a Norpoth, ma non gli dà molto credito.
Lo stesso fa con Michael Moore, l’attore e regista ultra-liberal, che dall'estate snocciola a chiunque glieli chieda i cinque (non buoni) motivi per cui Trump batterà Hillary: il sostegno del MidWest, ovvero un voto che diventa la Brexit di quella che era la cintura operaia degli Stati Uniti; l’effetto ‘ultimo baluardo dell’uomo bianco’; il fattore Hillary, cioè l’impopolarità dell’ex first lady; il crollo d’entusiasmo dei ‘sanderistas’, i sostenitori del senatore socialista Bernie Sanders; e quello che lui in America chiama l’effetto Jesse Ventura e noi in Italia chiameremmo l’effetto Grillo, voto contro perché voto contro.
Moore ha ripetuto la sua analisi, dove c’è del vero, a Matthew Sheffield, della rivista Saloon: dubita che Trump sia davvero dietro Hillary nel sostegno popolare e pensa che abbia molto più appoggio di quanto i media non dicano. Il regista non ha dubbi: il magnate vincerà le elezioni l’8 Novembre, sostanzialmente perché gli americani sono stufi.
Ora, è difficile dire se Moore faccia sul serio, parli per scaramanzia o cerchi solo di fare pubblicità al suo ultimo lavoro, 'Michael Moore in TrumpLand', cioè nella Terra di Trump. Il docu-film del premio Oscar per 'Bowling for Columbine' è uscito nelle sale a sorpresa alla vigilia del terzo e ultimo dibattito fra i due candidati. L’opera, magari, non cerca di portare voti a Hillary, ma ne vuole certamente portare via a Trump: “Il nostro obiettivo è che lo vedano quanti più americani possibile" prima dell’Election Day, spiega Moore a The Hollywood Reporter.
Il lavoro ipotizza che cosa possa succedere con Trump, o Hillary, alla Casa Bianca. Girato a inizio ottobre in due sole sere consecutive in un teatro di Wilmington, in Ohio, la contea dove il magnate nelle primarie ha avuto quattro volte i voti della sua rivale, nasce proprio “nella Terra di Trump”: quello che il resto d’America non deve diventare. (gp)